Esondazione Bradano |
Premessa. Il 1
marzo 2011 la Regione Basilicata è stata interessata da un’emergenza
alluvionale dovuta alla presenza di una persistente perturbazione che ha
colpito la maggior parte delle regioni del Sud-Italia. La situazione che i
lucani hanno dovuto affrontare è stata drammatica considerando che ci si
trovava di fronte a un territorio già fortemente indebolito da precedenti
fenomeni alluvionali analoghi verificatisi il 2
novembre 2010 e 18 febbraio 2011.
Conseguenze. L'area complessivamente interessata dalle esondazioni di
cinque fiumi lucani: Bradano, Basento, Agri, Sinni e Cavone, e il
torrente Bilioso, ha avuto una superficie stimata in
500 chilometri quadrati, tutta riguardante la provincia materana. Epicentro
calamitoso è stato il Metapontino, circa 120 KM quadrati. Il territorio ha
evidenziato un diffuso aggravamento dei danni alle
infrastrutture, alle reti tecnologiche, alle strutture abitative e produttive,
alle aziende agricole e zootecniche. Numerose strutture turistiche debellate. Il
Parco Archeologico completamente sommerso da oltre
80.000 metri cubi d’acqua. Tutti i
territori comunali che si affacciano sul mar Jonio sono stati interessati dai
fenomeni alluvionali con grado di danno diversificato, così come altri
territori interni della Collina materana. Numerosi altri Comuni del Materano e
del Potentino hanno segnalato dissesti idrogeologici anche di particolare
gravità. La Statale 407 Basentana, arteria di primaria importanza per la
Basilicata, ha subito interruzioni al Km 37,00, all’altezza del comune di
Calciano, perché sprofondata di circa due metri nel fiume Basento a causa del
cedimento del pilone di un ponte e ha costretto a incanalare il traffico su una
viabilità secondaria, provinciale e locale, non in grado di garantire i normali
volumi di traffico in condizioni di sicurezza. Alle azioni di primo intervento erano
presenti il Genio Militare, con oltre 60 uomini con mezzi di movimento terra e
idrovore come richiesto dal prefetto di Matera e coordinato d’intesa con la
Regione, tutte le forze dell'ordine e di polizia dal Corpo nazionale dei Vigili
del Fuoco al Corpo Forestale dello Stato.
Provvedimenti. La prima fase d’emergenza degli interventi è stata
rivolta all’ assistenza dei nuclei familiari sgomberati, alla risoluzione
immediata dei problemi di ordine igienico-sanitario determinati dalla morte di
un numero ingente di bestiame, al ripristino della funzionalità delle
principali arterie stradali e delle reti tecnologiche primarie (elettricità,
acquedotti, fognature, comunicazioni). In seguito sono state programmate, al
fine di favorire il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro nelle
zone più colpite, verifiche di staticità alle strutture sgomberate o comunque
interessate dall'alluvione, il ricovero di animali recuperati vivi e lo smaltimento
a norma di quelli morti (circa 300) con il conseguente sfangamento di strutture
pubbliche e private.
Stato di calamità. A fronte di quanto detto la Regione Basilicata
ha chiesto ed ottenuto lo stato di calamità naturale.
Stima dei danni. Una prima stima dei danni ha evidenziato che sono
stati impiegati un milione e 800mila euro per la sola emergenza, ma si tratta
di somme minimali. In agricoltura i danni già certificati ammontano a 28,5
milioni, ma la conta procede e i tecnici stimano che si assesterà intorno ai 40
milioni. Le infrastrutture viarie hanno avuto danni al momento stimabili in 50
milioni di euro.
Stato dell’arte. Allo stato attuale la vertenza vede il
coinvolgimento della Regione Basilicata, nella persona del Presidente Vito De
Filippo, della Provincia di Matera, di tutti i Comuni colpiti dello Jonio, del
Comitato di Terre Joniche, costituitosi in seguito all’ alluvione di marzo
2011. Il continuo rimpallo Governo-Regione e la decisione di opporsi al
Milleproroghe ha portato la Basilicata, di concerto con Puglia, Marche, e
Abruzzo a presentare ricorso alla Corte Costituzionale per la parte in cui e`
previsto che debbano essere le Regioni, con l'utilizzo massimo della leva della
fiscalità, a dover sostenere i costi delle calamità naturali. La cosiddetta
'tassa sulle disgrazie', infatti, stabilisce che per sostenere le spese
conseguenti all'emergenza, le Regioni debbano intervenire in maniera
progressiva, con manovre di bilancio, aumentando sino al limite massimo consentito
dalla vigente legislazione: tributi, addizionali, aliquote ed elevando l'accisa
sulla benzina fino a un massimo di cinque centesimi per litro ulteriori
rispetto alla misura massima attualmente consentita. La Regione Basilicata
opponendosi a questo stato di cose ha affermato di non voler tassare i
cittadini già di per se gravemente colpiti che non devono pagarne lo scarto,
provvedendo essa stessa a recuperare l’ammontare delle somme dovute che
dovrebbero pervenire dall’imposizione della ‘tassa sulle disgrazie’, chiedendo
però al Governo di fare la sua parte ossia di rimuovere gli ostacoli opposti
dal decreto MilleProroghe ed emettere l’ordinanza
dovuta dopo la dichiarazione di stato d’emergenza.
Infine alle richieste pressanti di Equitalia
di pretendere comunque i pagamenti, alle banche che chiudono i conti, agli
alberghi che mandano fuori le famiglie alluvionate ci si trova di fronte a un
grave rischio: il dilagare dell’usura a cui sono
esposte le aziende agricole alluvionate. E’ stato per questo, più volte
richiesto, un accordo con il sistema bancario e con gli Enti impositori
per rinviare pagamenti e scadenze e permettere accesso al credito almeno per le
emergenze.
0 commenti:
Posta un commento