Se quando c'è un'alluvione o un terremoto ....

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

la solidarietà nazionale non interviene....

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

... il territorio non è messo in sicurezza e i danni non sono risarciti....

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

Come potranno le nostre comunità....

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

avere riconosciuti tutti gli altri diritti fondamentali? Difendiamo le terre joniche

Non ci fermeremo fino a quando non avremo il risarcimento dei danni e la messa in sicurezza del territorio

venerdì 10 gennaio 2014

Un altro risultato della mobilitazione: il Consiglio dei Ministri decreta lo stato d'emergenza. Sabato 11 gennaio 2014 conferenza stampa

Comunicato stampa

Un altro risultato della mobilitazione, una prima vittoria dell'ultimo sciopero della fame: il Consiglio dei Ministri decreta 
lo stato d'emergenza per il 07/08 Ottobre 2013.

Sabato, 11 Gennaio 2013, alle ore 10:00
in piazza Vittorio Veneto a Matera nei pressi della Prefettura
conferenza stampa del Comitato
per rendere note le nostre valutazioni e le risposte ottenute dalla Regione Basilicata in queste ore.

Come il Prefetto Franco Gabrielli e il viceministro Filippo Bubbico durante l'incontro del 28 dicembre scorso ci avevano preannunciato, stamane durante il primo consiglio dei ministri utile del mese di gennaio n. 44 è stata adottata la dichiarazione di stato d'emergenza che noi attendevamo per il 07/08 Ottobre 2013 e che avevamo fortemente sollecitato con lo sciopero della fame dei giorni scorsi.
Mentre scriviamo Gianni Fabbris, portavoce del Comitato TerreJoniche, è alla regione Basilicata per una serie di incontri affinchè vengano individuate ulteriori risorse sui temi richiesti.
"Cominciamo a raccogliere risultati per la lunga mobilitazione che abbiamo messo in campo in queste ultime settimane", dichiara Gianni Fabbris raggiunto telefonicamente, "Nei prossimi giorni sarà chiaro se quanto ci viene in questo momento riconosciuto sia da parte del Governo nazionale che dalla Regione Basilicata incontra le richieste e aspettative dei cittadini lucani. Per il momento facciamo appello alla coesione e all'unità di tutte le comunità lucane perchè la vittoria della vertenza degli alluvionati nel metapontino diventi il primo importante risultato che, di fronte alla crisi drammatica che stiamo sopportando, tutti i cittadini lucani debbono conseguire".
Domani, 11 Gennaio 2013, alle ore 10:00 in piazza Vittorio Veneto a Matera, nei pressi della Prefettura dove abbiamo sostenuto l'ultimo sciopero della fame del mese scorso, conferenza stampa del Comitato per rendere note le nostre valutazioni e le risposte ottenute dalla Regione Basilicata in queste ore.

La stampa tutta è invitata.


Il Comitato per la Difesa delle TerreJoniche
 

mercoledì 8 gennaio 2014

Dissesto idrogeologico: con le terre ioniche, per l’uguaglianza tra i cittadini

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano (leggi articolo originale)

Frane ed  alluvioni costituiscono un problema serio per il nostro Paese specie per effetto del grave dissesto idrogeologico, cui governi di centro-destra, centro-sinistra, tecnici, bipartisan e a pallini si sono guardati bene dal porre rimedio, preferendo sperperare i suppostamente pochi denari pubblici in F-35, missioni anticostituzionali in Afghanistan, TAV e altre inutili, anzi dannose, corbellerie.
E’ noto come l’assenza di ostacoli naturali dovuti fra l’altro alla cementificazione selvaggia e l’esasperazione del rischio dovuta al cambiamento climatico determinino una situazione di rischio crescente per buona parte del territorio nazionale. Tale situazione produce spesso esiti tragici e perdite umane ed economiche molto elevate. L’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche, tiene aggiornato il sistema informativo sulle catastrofi idrogeologiche. Risulta che tra il 1950 al 2008 si contano almeno 6.380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana e 2.699 vittime di inondazioni. Nel solo 2010 si sono avute 44 vittime e 237.570 milioni di euro di danni. Ed il rischio si presenta grave per il futuro, anzi il rischio è crescente per effetto dei fenomeni di cambiamento climatico. Si consideri inoltre che, secondo un Rapporto redatto nel 2010 dall’Ordine nazionale dei geologi, sono circa 6 milioni gli Italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati considerati ad elevato rischio idrogeologico.  
Per mettere in sicurezza quest’ultimo sarebbe sufficiente uno sforzo finanziario relativamente ridotto che consentirebbe altresì di creare nuove occasioni di lavoro per i giovani e non, sia nella fase di risistemazione che durerà comunque molti anni, sia in prospettiva grazie alle nuove possibilità offerte da un territorio risanato. Secondo l’Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, “basterebbero 4,1 miliardi di euro per mettere in sicurezza l’Italia con un’adeguata pianificazione che gestisca la fase di intervento e stabilisca i piani di manutenzione, riducendo il dissesto idrogeologico e facendo risparmiare milioni di euro in commissariamenti: sistemare torrenti, rogge, canali artificiali per adeguarli ai cambiamenti climatici, al degrado e all’incoltivazione dei terreni agricoli e all’aumento della superficie cementificata, sulla quale l’acqua scorre invece di essere assorbita dal suolo”. 
A fronte di tale situazione di emergenza, il comportamento dei vari governi che si sono succedute è doppiamente colpevole. In primo luogo per il rifiuto di varare un piano degno di questo nome investendo le risorse necessarie a fare dell’Italia un Paese bello e vivibile per la presente e le future generazioni. In secondo luogo per aver stanziato soldi nel corso degli anni in modo disorganico e inefficiente. Come afferma Walter Domenichini, “il rendiconto del costo del dissesto dal dopoguerra ad oggi ammonta a 213 miliardi di euro e solo dal 1996 al 2008 lo stato italiano ha investito per calamità circa 27 miliardi di euro, a fronte di un valore dei danni causati stimabile in circa 52 miliardi”.
Si potrebbe aggiungere un terzo motivo di accusa. L’aver trascurato completamente o quasi determinate regioni, pur fortemente colpite da frane e inondazioni. E’ il caso delle terre ioniche, dove, in seguito agli ultimi eventi di questo genere, fra i quali tre alluvioni che hanno provocato 600 milioni di euro di danni fra Basilicata e Puglia, è nato, con il Comitato Terre Ioniche, un movimento di lotta contro l’irresponsabile disinteresse da parte del governo.
Come afferma Gianni Fabbris, uno dei leader di tale movimento, in Italia ” ci sono alluvioni di serie A, B, e C a seconda dei casi. (…) Dopo i primi giorni di riflettori accesi incomincia un calvario drammatico. La decisione se intervenire e in qualche misure e con quali priorità è all’assoluta discrezionalità della politica che in nome della emergenzialità valuta in base a criteri che non sono affatto trasparenti. (…) Differenze enormi di trattamento addirittura sulla sospensione dei tributi. C’è un problema nazionale quindi. A Sara Baganza, che è al Nord, nel 2011, per esempio, non c’è stato nemmeno il riconoscimento dello stato di emergenza. C’è un vulnus di trasparenza e di democrazia”.
Fabbris sottolinea alcuni elementi molti positivi dell’esperienza di lotta in corso:  “Sta nascendo, in questi anni e dentro il percorso della mobilitazione del Comitato Terre Joniche, una nuova comunità di uomini e donne che, di nuovo, hanno deciso di alzare la testa per la dignità propria e di tutti come fecero i contadini che lottando impararono a non togliersi il cappello di fronte al padrone agrario di turno. Una comunità in cui cresce la coscienza di se e che sta imparando a passare dalla protesta alla vertenza nella consapevolezza che in ballo non c’è semplicemente la soluzione di un piccolo/grande problema personale ma la soluzione per il territorio e che la posta è, ancora una volta la Terra, la nostra Terra lucana su cui abbiamo il diritto di vivere in pace e con dignità”.
Un’esperienza che, a partire dalla difesa del lavoro e della produzione agricola, su cui lavora da anni l’associazione Altragricoltura, pone questioni fondamentali di giustizia, qualità dello sviluppo, difesa ambientale. In rapporto dialettico con altri movimenti contadini come quelli presenti nelle varie anime dei “forconi”, troppo frettolosamente liquidati come pura espressione di corporativismo, ma invece spesso espressione di un disagio forte da parte di categorie essenziali per l’economia e la società italiana, cui vanno date risposte positive ed urgenti. 
di Fabio Marcelli

giovedì 2 gennaio 2014

Bilancio dello sciopero della fame: due vittorie ed un punto da verificare con la Regione. Ora rilanciamo e ringraziamo della solidarietà.

Comunicato stampa

Matera, 2 Gennaio 2014 ore15:00 

Grazie città di Matera, uomini e donne di Basilicata; dopo lo sciopero della fame, con due punti positivi incassati ed uno da verificare, siamo più forti per rilanciare la vertenza per la messa in sicurezza. 
Prossima tappa: la certezza di ristori di primo soccorso per le aziende e le famiglie alluvionate e l'aperturadi un tavolo con la Regione su come prevenire i disastri ambientali. 
Sabato 11 Gennaio ci ritroviamo a Matera in assemblea con i sindaci e tutto il movimento per valutare gli atti che saranno stati compiuti e decidere come andare avanti.